La scorsa settimana abbiamo parlato del cambio di alimentazione e ci siamo concentrati sul primo tipo di approccio: il “tutto subito”.
Abbiamo visto i pro e i contro, ma abbiamo detto che non è l’unica strada che abbiamo per cambiare il nostro modo di mangiare e di stare bene.
Questa settimana parliamo di un metodo più lento, che tiene più in considerazione i ritmi del nostro corpo, ma che, se ci sfugge di mano, ci fornisce l’alibi perfetto per la nostra inconcludenza.
Indice
Cambiare alimentazione: L’approccio graduale
Con approccio graduale intendo un passaggio calmo e tranquillo da un tipo di alimentazione ad un altro più sano.
Ci si prende il proprio tempo e si armonizza la nuova dieta con la vita quotidiana secondo i propri ritmi (scommetto che hai già facilmente fiutato uno dei contro).
Per alcuni aspetti è il metodo ideale: è quello che riduce al minimo l’impatto del cambiamento sul nostro corpo e che ci permette di non avere “effetti collaterali” dirompenti.
Vediamo meglio di cosa si tratta e quali sono vantaggi e svantaggi.
Come funziona l’approccio graduale
È un approccio che consiste nel fare piccoli passi, mini-cambiamenti, blande nuove introduzioni. Ci si ascolta (a volte pure troppo), si cerca di affiancare il cambio di alimentazione al normale corso della vita, si limitano l’importanza e l’impatto del cambiamento.
PRO
- Puoi concentrarti anche su altre cose: la tua vita non sarà scandita dal classico “oddio cosa mangio?”, ma continuerai a vivere normalmente inserendo man mano dei piccoli cambiamenti.
- Ti potrai abituare gradualmente e secondo i tuoi tempi, senza fretta e senza l’ansia da perfezionismo.
- Non sarai sopraffatto dal cambiamento.
- Il tuo corpo reggerà meglio che con gli altri approcci l’eliminazione degli eccessi passati e sarai meno scoraggiata.
CONTRO
- Se non elimini del tutto alcuni alimenti, la sensazione di ho voglia di… ti rimarrà per un sacco di tempo e sarà sempre più difficile eliminarla del tutto. Mi riferisco, ahimé, ai dolci e ai prodotti da forno. Lo zuccherò dà dipendenza, e questa dipendenza non si elimina con un passaggio graduale.
- I benefici saranno più lenti a farsi sentire. Ti sembrerà di fare sforzi immensi (che, invece, non stai facendo) ma i tuoi sensi saranno inquinati dalle variabili di cui non ti sei ancora liberato.
- Non riuscirai ad identificare i benefici. Avrai il dubbio che questa nuova lieve sensazione di benessere sia dovuta a mille aspetti (c’è il sole, ho ricevuto un pagamento inaspettato, il mio fidanzato mi ha regalato dei fiori, ecc). Questo punto non è da sottovalutare: quando si affronta un cambiamento difficile, è normale volere qualcosa in cambio. In questo caso la salute e il benessere saranno i tuoi premi, ma se non li distingui, se non li senti, sarà molto difficile trovare la motivazione per continuare.
- È facile fare passi indietro o avere la sensazione di rimanere fermi. La troppa libertà a volte confonde.
- Se lasciata in balia di te stessa, senza paletti fissi, è molto probabile che i “tuoi tempi” si allunghino e di tanto. Ogni giornata storta sarà un alibi per concederti uno sfizio consolatorio, anche se sai bene che non ne hai bisogno..
- È difficile gestire e dosare la forza di volontà: mentre con il “tutto subito” dovevi usarne una valanga, con l’approccio graduale potresti ritrovarti a non usarne affatto.
Per chi è indicato l’approccio graduale
Insomma, graduale sì, ma con dei limiti. Il cambiamento non può durare tre anni. Tre anni non sono un cambiamento, sono un non avere la forza/voglia/coraggio di cambiare.
È un approccio rischioso per le persone che non hanno una forte disciplina.
Può funzionare se conosci e sai gestire le tue voglie e se hai consapevolezza dei bisogni del tuo corpo.
Funziona se sei rigorosa e se rispetti i piani.
Per la mia esperienza è un approccio che non funziona quasi mai se non ci sono dei paletti o uno schema, per quanto blando, da seguire.
Non è un approccio facile da gestire in autonomia, ecco perché ho costruito un percorso apposta che possa funzionare da guida: è graduale ma ha degli obiettivi che devi raggiungere.
Pensi che sia il metodo adatto a te o vuoi aspettare di scoprire qual è l’ultimo? Ne parliamo la prossima settimana.
Leggi anche: Cambiare alimentazione: il metodo del “tutto subito”